La Cassazione – con sentenza del 22 settembre 2021, n. 25732 – ha dichiarato che le verifiche sui computer aziendali dei lavoratori sono ammesse solo per motivi disciplinari ed a condizione che gli accertamenti riguardino dati successivi al momento in cui è sorto il sospetto di illecito commesso dal lavoratore stesso.
Nello specifico, la Suprema Corte ha precisato che non è consentita l’acquisizione di documenti precedenti di alcun tipo: tale atteggiamento datoriale, infatti, deve ritenersi contro le norme sulla privacy.
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